Da Bisaglia a Forlani. La lezione dei maestri Dc secondo Casini

E’ uscito un saggio ricco di spunti storici e politici scritto da Pier Ferdinando Casini che spazia essenzialmente sul fulgore della prima repubblica. E’ un ricordo che parte dai suoi prima passi in politica al cospetto degli esponenti storici della Democrazia Cristiana che hanno contrassegnato un’epoca. Uomini che, a quanto sostiene Casini, rispettavano i giovani che volevano accostarsi alla politica militante e non è poco.

“ Se penso ai maestri e alle figure che hanno segnato il mio percorso non posso”, esordisce  Casini ” che partire da Toni Bisaglia, leader indiscusso della Dc veneta, con cui ho avuto una grande amicizia e collaborazione. Da lui ho imparato, all’inizio della mia esperienza, l’importanza che la politica sia radicata fra la gente, l’attaccamento che un leader deve avere al proprio territorio, l’ascolto della propria base elettorale, la necessità di un’organizzazione capillare. Uomo di solo apparente freddezza, era portato a confidarsi con noi giovani: «Il più grande investimento per un politico è non dire bugie, perché prima o poi ti si ritorcono contro. Non dire bugie, non solo perché è peccato, ma perché è stupido. Se devi dire una bugia, sii omissivo, non dire niente». Ricordo bene questi e altri moniti semplici, ma con una dose non banale di saggezza popolare”.

 Bisaglia era stato testimone delle nozze dell’ex presidente della Camera dei Deputati il 24 maggio del 1984. Morì un mese dopo, in un tragico incidente in mare al largo di Santa Margherita Ligure. Questa disgrazia, provocò dolore nel giovane Casini ed avrebbe potuto significare una battuta d’arresto nella sua crescita politica, ma la serietà, almeno, a volte, paga.

 “Dopo aver accompagnato le spoglie di Bisaglia nel duomo di Rovigo per l’ultimo saluto, fra una moltitudine di polesani come poche altre volte avrei visto nella mia vita, avvertii tra i miei amici una preoccupazione per il futuro che io non avevo: «E adesso senza Bisaglia cosa faremo?». Li spronai e mi rimisi in marcia. Come i fatti hanno dimostrato, quella mancanza non ha cambiato la mia storia”, prosegue Casini. “Nella vita, come nella politica, se non resisti e continui, anche dopo i passaggi dolorosi, se non mostri carattere forte ogni scelta può essere compromessa”

Casini, trovò poi la sua sponda in Arnaldo Forlani, per lunghi anni segretario della Dc e presidente del Consiglio.  Per molti Forlani era un politico indolente. Per chi lo ha conosciuto bene, era invece un politico capace di riflettere e di ragionare prima di agire. La sua flemma era semplicemente l’espressione di un distacco da un dinamismo frenetico fine a se stesso che le persone intelligenti non devono coltivare e che il più delle volte si rivela dannoso.

 “Spesso”, afferma Casini,” io mi sentivo frustrato perché avrei desiderato da lui maggiore assertività e capacità di risposta. Ma con gli anni ho capito quanto autentico fosse questo suo distacco, espressione di una vita personale e di una fede religiosa profondamente radicata. Sono tanti gli episodi e gli aneddoti che potrei raccontare su Forlani. Ne ricordo alcuni.

Siamo nel 1992, durante l’elezione del Presidente della Repubblica, quella che, dopo la strage di Capaci, porterà poi il 25 maggio, al sedicesimo scrutinio, all’elezione di Oscar Luigi Scalfaro. Diversi giorni prima la Dc candida Forlani, d’accordo con i socialisti, i liberali, i socialdemocratici e i repubblicani di Giovanni Spadolini. Il mio collega Gianfranco Fini, già segretario del Movimento sociale italiano, da me interpellato dichiarò esplicitamente che sarebbero stati disposti a votarlo in cambio di un riconoscimento politico alla destra, in quel tempo esclusa dal cosiddetto arco costituzionale per una convenzione comunemente accettata. Ma Forlani fu irremovibile: «Non lo farò mai!». E questo nonostante fosse chiaro a tutti che, nelle stesse ore, Giulio Andreotti si stava attivando tramite parlamentari come Alfredo Pazzaglia per attirare a sé i voti del Msi in diretta concorrenza col segretario del suo partito.

Un episodio emblematico della sua coerenza e linearità. Nella votazione del 16 maggio 1992 a Forlani mancarono 29 voti per essere eletto Presidente della Repubblica. Era risaputo da tutti che i franchi tiratori in servizio permanente ed effettivo erano appunto gli andreottiani. Ricordo che assistetti, in una stanza al piano Aula, allo spoglio delle schede insieme a Giuliano Amato e Antonio Gava. I voti non erano sufficienti e a un certo punto, nell’imbarazzo generale, qualcuno si alzò dicendo: «Arnaldo, ti rivoteremo domani e ce la farai!». E lui con l’accento marchigiano rispose: «Domani? Ma domani è un altro giorno. Io ho già dato!».

 A quel punto, si rivolse a me chiedendomi di accompagnarlo a casa. Abitava all’Eur e, durante il tragitto in auto, cominciò a divagare sull’Inter di cui era accanito tifoso. Il viaggio era interminabile perché si andava a passo d’uomo come sua abitudine e il silenzio era veramente spettrale. Arrivammo nel suo giardino e timidamente domandai: «Presidente, allora domani ritentiamo?». E lui: «Pier Ferdinando, ricordati: nella vita c’è un inizio e una fine. E stavolta è finita. Stai tranquillo, nella vita si vince e si perde, è la regola del gioco. Solo con gli anni capirai che il potere è un’illusione ottica!». Mi salutò sorridendo mentre giocava col suo cane lupo. Per lui andava bene così”.

Da questo ed altri ritratti emerge la statura di uomini che senza il protagonismo di molti minus habens che ci hanno sgovernato nel corso della seconda repubblica, contribuirono a fare grande l’Italia.

 Il saggio si legge di un fiato. E’ una miniera di ricordi per coloro che hanno vissuto quel periodo e di scuola e stimolo per i giovani ansiosi di conoscere e di apprendere.

Un unica riserva, la finale del titolo “L’ultimo democristiano”.

 Ma oggi la DC sta rifiorendo e gli ultimi epiloghi di quel glorioso periodo storico, sono ancora in grado di elargire consigli ed esempi. Andiamo dunque avanti con la DC, con tenacia ed ottimismo.

Loredana Muci

Pubblicato per Piemme da Mondadori Libri S.p.A.
© 2023 Mondadori Libri S.p.A., Milano

Loredana Muci
Author: Loredana Muci

Segretario Cittadino della Democrazia Cristiana Torino

Di Loredana Muci

Segretario Cittadino della Democrazia Cristiana Torino

Un pensiero su “<strong>“C’era una volta la Politica” Parla l’ultimo democristiano</strong>”
  1. In passato ho sempre ritenuto che la DC fosse un mostro da evitare , da combattere in ogni modo … sentire parlare i suoi uomini mi provocava un gran fastidio …pensavo che avessero sempre torto ma ero giovane e come tutti i giovani , impaziente . credevo che combattere quel tipo di potere fosse l’unica soluzione possibile. col tempo ho capito che sbagliavo , credevo di conoscerli mentre in realtà non sapevo nulla di loro , di cosa effettivamente pensassero o i motivi delle loro azioni . La politica va studiata a fondo per essere capita , non ci si improvvisa . Le persone come Forlani erano uomini che sapevano far politica ed erano autorevoli . Oggi dovremmo tutti prendere esempio da loro

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