Settantasei anni fa, il 18 aprile 1948, le prime elezioni politiche, libere, della neonata Repubblica Italiana segnavano una svolta cruciale nella vita del Paese: la vittoria della Democrazia sul Totalitarismo, della libertà sulla oppressione, della verità sulla menzogna. Non erano in gioco proposte o formazioni politiche alternative, ma due visioni del mondo, completamente diverse.

Alla visione cristiana, liberale e moderata della nostra società si opponeva un possibile regime filosovietico, ateo e liberticida.

Il 25 aprile 1945, il 2 giugno 1946, il 1° gennaio e il 18 aprile 1948 sono date memorabili per la nostra storia repubblicana. Esse hanno segnato indelebilmente la vita degli Italiani.

La prima ricorda la “Festa della liberazione” dal Nazifascismo, grazie alle Forze alleate, anglo-americane, affiancate dai Partigiani, ma non solo; la seconda la “Festa della Repubblica” che celebra la scelta referendaria del Popolo italiano tra Monarchia e Repubblica; la terza, l’entrata in vigore della nostra Costituzione repubblicana e la quarta, senza ombra di dubbio, la “Festa della Democrazia”, cioè della scelta del Popolo italiano per le libertà democratiche, di tipo occidentale, di fronte al pericolo di passare, dopo essere usciti da un regime dittatoriale nazionalistico, nero, a un regime dittatoriale filosovietico, rosso.

Ma mentre le prime tre riescono ancor a far emergere tra gli Italiani, divisioni e valutazioni antitetiche mai sopite, il18 aprile del 1948 rappresenta una vera pietra miliare nella storia della nostra Repubblica e della nostra Democrazia.

 E’ e resta un passaggio epocale per le nostre libertà politiche e civili.

Il Popolo italiano avrebbe potuto scegliere tra due mondi: quello sovietico del Marxismo-leninismo, oppressivo e disumano, e quello libero delle Democrazie occidentali, sia pur imperfette.

Gli avvenimenti dell’Europa dell’Est costituivano motivo di grande preoccupazione per la Santa Sede:

– Preoccupazione per i tanti crimini commessi dal regime sovietico e per la eventualità – poi diventata realtà di fatto – che altri Paesi dell’Est europeo potessero cadere sotto l’egemonia sovietica, come avvenne con il golpe di Praga, del febbraio 1948, con la eliminazione dei vertici politici e la persecuzione dei cattolici. 

– E in Italia, preoccupazione per i risultati delle prime consultazioni elettorali, a suffragio universale, del 2/3 giugno 1946 dove, oltre al Referendum istituzionale tra Monarchia e Repubblica , si votò per la Elezione dei 556 membri della Assemblea Costituente, in cui, a fronte degli 8 milioni di voti della Democrazia Cristiana, il PCI di Togliatti raccolse oltre quattro milioni di voti (4.356.686) e il PSIUP- Partito Socialista quasi cinque milioni di voti (4.758.129).

Preoccupazione per le imminenti, prime, vere, elezioni politiche, che veniva acuita, nell’allora Papa Pio XII, dal diffuso giudizio di inadeguatezza della Democrazia Cristiana, verso la quale Egli mostrava scontentezza ...”per gli errori commessi dai democristiani, per le beghe interne al partito, per la leggerezza con la quale essi affrontano i problemi”, come diligentemente riportò Luigi .Gedda (18 aprile 1948-Memorie inedite dell’artefice della sconfitta del Fronte Popolare-Mondadori-Milano 1998)

Preoccupazione ed amarezza crescente di fronte alla possibilità che il Partito Comunista Italiano di Togliatti conquistasse la maggioranza relativa, facendo “blocco” con i Socialisti di Nenni, come Fronte Democratico Popolare, costituito ufficialmente il 28 dicembre 1947.

E così, poco più di due mesi prima delle Elezioni politiche del 18 aprile 1948, il Pontefice Pio XII affidò a Luigi Gedda, allora Presidente degli Uomini di Azione Cattolica, il mandato di organizzare la mobilitazione elettorale del mondo cattolico per una battaglia di libertà.

L’11 febbraio 1948, ha inizio l’attività dei Comitati Civici, come strumento di mobilitazione e coordinamento, in campo politico, dei cattolici e degli italiani tutti, in grado di opporsi alla dilagante virulenza dei SocialComunisti del Fronte Democratico Popolare, dati per vincenti, e al temuto astensionismo.

I Comitati Civici, presenti, capillarmente, sul territorio, vicini ad ogni parrocchia, diventarono una potente macchina organizzativa e di propaganda a favore della Democrazia Cristiana.

Fu così che la Chiesa cattolica italiana – mobilitata in tutte le sue componenti, laiche e consacrate, come il dronerese Padre Riccardo Lombardi, soprannominato il “Microfono di Dio”, e grazie agli innumerevoli “attivisti” dei Comitati Civici, organizzati sotto la regia di Luigi Gedda – riuscì a sconfiggere e a bloccare l’ascesa del Fronte popolare, scongiurando il pericolo di una possibile sovietizzazione dell’Italia.

Fu una vittoria straripante quella registrata dalla Democrazia Cristiana: quasi tredici milioni di voti (12.740.042), cioè quasi cinque milioni di voti in più di quelli registrati nelle precedenti consultazioni, a suffragio universale, del giugno 1946.

Mentre la Dc di De Gasperi raggiungeva alla Camera il 48,5% dei suffragi elettorali, ottenendo la maggioranza assoluta dei seggi (305 su 574), il Fronte Popolare di Togliatti e Nenni si fermava al 31%, con 183 seggi. Anche il temuto astensionismo fu sconfitto con una affluenza del 92% degli aventi diritto al voto.

Secondo l’opinione dei maggiori politologi – dotati di onestà intellettuale – gli oltre 20 mila Comitati Civici parrocchiali, attivati da Gedda, per volontà di Pio XII, furono determinanti per la vittoria della DC. 

Due giorni dopo il 18 aprile 1948, Pio XII, ricevendo i rappresentanti di tre grandi agenzie di stampa, ebbe a dire, senza mezzi termini, parole che, lette oggi, hanno un inconfondibile sapore profetico: “Voi – disse il Papa – “avete testè assistito ad un avvenimento che resterà memorando negli annali della storia italiana. Un popolo intero ha dato prova del suo profondo senso di dovere civico, [….]. e potrà affrettare la ricostruzione materiale e morale del Paese […..] questo avvenimento ha altresì accresciuto la fiducia di tutta l’Europa, anzi di tutto il mondo”. (L’Osservatore Romano, 23 aprile 1948). 

Col 18 aprile 1948, la successiva elezione del Capo dello Stato, Luigi Einaudi, e la formazione del nuovo governo presieduto da Alcide De Gasperi, iniziava la vera e stabile stagione dei Governi democratici della Repubblica Italiana. 

Questa data, infatti, veramente storica ed epocale, ha segnato il trionfo di tutti gli Italiani, e del mondo occidentale, per lo scampato pericolo di cadere dalla “padella” del Fascismo alla “brace” del Comunismo. Questo straordinario successo – maggioranza relativa dei voti e assoluta dei seggi – fece della Democrazia Cristiana il principale partito della scena politica italiana per quasi cinquant’anni, fino al suo dissolvimento, nel 1993, con la vicenda di “Mani pulite”. 

Purtroppo l’ingratitudine è un sentimento molto diffuso, oggi come allora, e i dirigenti della Democrazia Cristiana, De Gasperi compreso, non se ne mostrarono scevri

Si temevano, forse, interferenze politiche, condizionamenti, se non addirittura alternative alla DC, in presenza di un leader indiscusso ed amato come Gedda.

La politica stava già prendendo brutte andature e Il nome di Luigi Gedda fu oscurato e, man mano, fu avvolto dall’’oblio. Quasi una “damnatio memoriae” che appare persistere ancora oggi!

Ne sono testimonianza le “dimenticanze” dei vari storici, giornalisti, registi o autori televisivi, 

De Gasperi, in primis, e, a seguire, gli altri maggiorenti democristiani non ammisero, né hanno mai ammesso, anche in seguito, che il vero “artefice” della vittoria elettorale del 18 aprile 1948 fu Luigi Gedda e i suoi Comitati Civici.

 In ossequio alla sacralità della verità, c’è da chiedersi come e perché la verità storica su Gedda e i Comitati Civici sia stata e, tuttora, venga rimossa o negata, preferendo, ad analisi più meditate, articolate ed obiettive, un giudizio affrettato e quanto mai fazioso. Nel corso degli anni si è perso il senso della storia, di pari passo alla crescente superficialità culturale, piegata ad interessi e convenienze del momento politico.

Le giovani generazioni dovrebbero conoscere la storia vera, del nostro Paese, per essere in grado di trarre insegnamenti per il presente e per il futuro. 

La verità li renderebbe autenticamente liberi !

A settant’anni da quell’evento storico, sarebbe ora che qualche storico, politico o giornalista  di buona volontà e di onestà intellettuale, si adoperasse per riportare alla luce la verità storica e incancellabile sulla vittoria del 18 aprile 1948 e del suo vero ed principale artefice: Luigi Gedda. 

Oggi, in questa epoca di confusione e disorientamento, etico, sociale e politico, ci vorrebbero uomini della sua tempra ed onestà, della sua profonda formazione interiore, spirituale, professionale ed etica, per “ricostruire” una Italia migliore, nel solco della giustizia, della solidarietà e della crescita morale e civile.

Invece! 

Loredana Muci
Author: Loredana Muci

Segretario Cittadino della Democrazia Cristiana Torino

Di Loredana Muci

Segretario Cittadino della Democrazia Cristiana Torino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *