Il Tar della Sardegna ha dato il via libera all’ammissibilità del simbolo del drappo crociato della Dc anche in presenza, nella stessa competizione elettorale, dello scudo crociato dell’Udc.
In un primo momento la Corte d’Appello aveva ricusato il simbolo della Dc perchè sarebbe stato troppo simile (nei dati cromatici e nella dicitura utilizzata) a quello dell’Unione di Centro.
Ma i giudiuci amministrativi, che hanno deciso sul ricorso presentato dalla Dc, l’hanno vista diversamente: La giurisprudenza amministrativa, si legge nella sentenza, ha costantemente interpretato tale previsione normativa, al pari di analoghe disposizioni contenute in altre leggi elettorali, alla luce del criterio dell’elettore medio, cioè presupponendo un’attenzione ed una capacità non inferiori alla norma di confronto tra i diversi simboli, tali da consentire all’elettore di coglierne le differenze a meno di similitudini vertenti su elementi plurimi e davvero significativi.
Nel caso specifico, il collegio ha escluso che un elettore mediamente intelligente potesse confondere il simbolo presentato dalla Democrazia Cristiana con quello dell’Udc.
Ad  integrazione di questa sentenza sulle vicende sarde, va ricordato che il simbolo del drappo crociato è stato presentato il 13 agosto 2022 al Ministero degli Interni in occasione delle ultime elezioni politice.
Quindi, drappo e scudo convivono fin dalle scorse elezioni generali del 2022.
Il drappo è stato l’unico simbolo approvato dal Ministero dell’Interno che si fregiasse anche della dicitura Democrazia Cristiana.
Tutte le altre dc farlocche furono cassate in quell’occasione.
In definitiva dal ferragosto del 2022 ci sono, con pari diritti, il drappo della Dc e lo scudo dell’Udc nella bacheca dei contrassegni ammessi alle elezioni politiche nazionali
E questo, per ora, ci basta.
E’ del tutto evidente che la Democrazia Cristiana avrebbe tutti i diritti di fregiarsi del suo scudo-crociato, ma, di questo, parleremo nei tempi e nei momenti opportuni.
Peraltro gli elettori siciliani, campani e piemontesi lo hanno riconosciuto e votato in quanto segno di democristianità in parecchie competizioni .
Poi, se nei confronti dell’Udc dovremo far valere una primazia della storia più antica, ma anche un tradimento ideale in occasione di quella recente, lo faremo senza escludere la possibilità di accordi con chi ha perseguito, qualche volta, percorsi comuni rispetto alla gloriosa esperienza passata. 
Veniamo al concreto.
Da oggi possiamo offrire certezze agli amici che intendono riproporre la Democrazia Cristiana dopo lo sfascio della seconda repubblica (di cui l’Udc è stata partecipe).
Presentato senza alcun problema in tante le competizioni elettorali in Sicilia, Piemonte e Campania, con questa sentenza del Tar Sardegna il drappo crociato con scritta Democrazia Cristiana diventa un simbolo consolidato ed inconfutabile.
Questo consentirà a quanti presentano liste della Dc nei comuni e nelle regioni ad operare con maggiore tranquillità nella consapevolezza di essere considerati, anche nella delicata fase degli adempimenti  pre-eletorali, l’autentica Democrazia Cristiana in continuità con quella illegalmente sciolta nel 1994 e trasformata nella breve e triste esperienza del secondo Partito popolare.
E’ importante offrire queste certezze alla nostra militanza, la quale opera nel più genuino spirito volontaristico
E vuole riportare ovunque la Dc nella scheda elettorale.

Un pensiero su “Il drappo e lo scudo non si confondono”

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