Un partito per esistere deve avere quattro requisiti: una cultura politica, una classe dirigente, una diffusione territoriale, una rappresentanza sociale.
La seconda repubblica ha mostrato di non esprimere partiti con queste caratteristiche e, così, ha determinato la fine della politica ed il decadimento del Paese, salvato soltanto dall’appartenenza all’Unione europea che, coi suoi vincoli anche istituzionali attraverso le sue famiglie politiche all’interno del parlamento continentale, ha evitato la completa degenerazione dell’amministrazione della cosa pubblica in mero affarismo, impudente trasformismo uniti all’interesse meramente individuale.
La Democrazia Cristiana rappresenta l’opposto di tutto ciò.
Conta su un orizzonte culturale chiaro, quello della Dottrina Sociale della Chiesa, laicamente scandito dalle sue autonome scelte politiche e da alcuni grandi riferimenti quali l’Appello a liberi e forti del 1919, il Codice di Camaldoli del 1943, il Manifesto di Adesione alla Dc del 31 dicembre 1992.
Dalle sezioni territoriali diffuse su tutto il territorio italiano, attraverso le quali si sviluppa l’adesione ed il dibattito tra gli associati, viene scelta la classe dirigente nazionale, regionale e locale sulla base di valori ed interessi che sono sintetizzabili nella garanzia della libertà – anche di iniziativa economica – finalizzata al benessere familiare e collettivo, orientato alla rimozione degli ostacoli che impediscono la piena realizzazione delle aspirazioni di ciascuna persona all’interno di una cornice ideale di ispirazione cristiana.
Lo Statuto rappresenta lo strumento per rendere ordinata la convivenza ed efficace lo sviluppo degli intenti sopra delineati, tutelando in questo modo tutti quanti aderiscono alla Democrazia Cristiana.