Il Consiglio Nazionale del 16 giugno è tornato ad essere un momento degno della migliore Dc, che teneva le sue riunioni di vertice presso il parlamentino di Palazzo Sturzo all’Eur.

Certo, non vi erano Andreotti o De Mita, Fanfani o Donat Cattin, ma gli interventi ascoltati hanno riportato il partito nell’alveo di una vivacità e di un entusiasmo frutto immediato e diretto del XX Congresso.

Non intendiamo qui sintetizzare un dibattito prolungato ed articolato;  ci limitiamo a quattro flash colti dai contributi del Presidente Nazionale e dalla vice-Presidente, dal Vice-Segretario e dal Segretario Nazionale.

Renato Grassi ha ribadito la linea centrista della Democrazia Cristiana, da lui sempre sostenuta nel corso della sua segreteria, resa più facilmente attuabile nel corso delle prossime elezioni europee in cui si voterà col sistema proporzionale, a liste concorrenti, senza la necessità di individuare alleanza preventive.

Francesca Donato ha fornito alcuni spunti per una rinnovata linea del Partito Popolare in Europa di cui la Democrazia Cristiana vuol tornare ad essere componente a pieno titolo, essendone stata una dei fondatori. Immigrazione, pace ed energia impongono un cambio di passo al Continente, ma anche l’assunzione di nuove responsabilità per i popolari europei chiamati a rinnovare la loro linea politica all’interno dell’emiciclo di Bruxelles e Strasburgo.

Gianpiero Samorì ha invitato militanti e dirigenti della Dc a gettare il cuore oltre l’ostacolo, radicando il partito in tutti le realtà periferiche del Paese, attraverso un concorso generale, generoso ed organizzato degli iscritti e dei vertici.

Totò Cuffaro vede la ripresa dell’iniziativa della Dc come adesione a valori forti e profondi e non come espressione della gestione del potere: un messaggio da declinare in ogni comune d’Italia sviluppando un’organizzazione capillare e partecipata.

La Dc, nuova ha mosso i suoi primi passi.

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