L’analisi di Mauro Carmagnola (articolo “Piano Mattei o parodia Mettei?“) mette il dito sui nodi della politica estera .


Diciamo subito che la Presidente sta facendo tutto quello che le riesce ed il fatto che i risultati non siano (ancora?) all’altezza degli sforzi è la conseguenza di errori che arrivano da lontano.


Il colonialismo da Crispi a Mussolini perseguiva spiccatamente un interesse nazionale privo di mondialità, di quella condizione, per intenderci, fatta di conoscenza delle risorse, dell’economia, della cultura e, perché no, delle tradizioni dei Paesi colonizzati. Eravamo in buona compagnia e corroborati da una tradizione di conquista che arrivava dai tempi della scoperta dell’ America e
anche prima.


Il dopoguerra, in cui si inserisce la vicenda di Enrico Mattei, determina un cambio di paradigma: una rinnovata ed interessata attenzione ai Paesi in Via di Sviluppo (PSV) si coniuga con la ragionata pretesa di entrare nel cartello internazionale del petrolio a gamba tesa in nome dell’interesse nazionale, coniugato con una visione dell’ Italia come locomotiva dello sviluppo.

Non dobbiamo peraltro dimenticare che il metodo Mattei fu aspramente criticato da Don Sturzo che vedeva in esso i semi di un dirigismo che avrebbe sviluppato a dismisura lo”Stato” ai danni della “Società”.


Gli ultimi anni della DC e l’era di Craxi e del Pentapartito videro una lenta ed inesorabile svolta della svalutazione dell’interesse nazionale a favore di una mondialità malata, che si fondava sulla condizione che l’ Italia da sola potesse risolvere i problemi di tutto il mondo. Sintomatica fu l’uscita del Ministro della Difesa Lagorio secondo cui “La Bandiera Italiana sventola bene dov’è in Italia” che costrinse il Capo del Governo Spadolini a fare acrobazie per dimostrare che l’ Italia con il Contingente in Libano del 1982 era un’altra cosa : ma ormai la frittata era fatta.


Gli accordi con Algeria, Libia e Russia dell’ era Berlusconi imposero ancora una volta un cambio di rotta nell’approvigionamento energetico : fin troppo di successo se l’alleanza dei Paesi Europei ne determinò la caduta prima che l’ Italia diventasse l’ hub dell’energia del Vecchio Continente.


Il problema fu semmai quello che dietro B. non c’era un sistema produttivo pronto a sfruttare le opportunità di crescita dell’industria, ma una società del turbo-consumismo gaudente che subiva il fascino del Comunismo all’ Italiana: guadagnare senza lavorare.


Il resto è storia recente ed abbiamo ancora negli occhi la performance del Ministro degli Esteri, allora al Dicastero del Lavoro, che accoglieva dal balcone di Palazzo Chigi una folla festante di parlamentari con striscioni e bandiere, annunciando :”Abbiamo abolito la povertà” . Il cambio di poltrona ha fatto abolire tutto il resto.

L’excursus storico ci fa sperare in un cambio di rotta dove un sistema di pesi e contrappesi tra interesse nazionale e mondialità ci faccia intravedere una politica estera produttiva ed attenta.


Il bagaglio culturale dei cattolici in politica può fornire una cassetta degli attrezzi adeguatamente fornita.

Piero Bonello
Author: Piero Bonello

Un pensiero su “Dibattito aperto su Mattei e politica estera”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *