L’anno da poco iniziato ci presenta più occasioni per ricordare pagine di Storia importanti.
Ci propone anche significativi anniversari che ci riportano a momenti qualificanti della vita politica Italiana.
Vorrei soffermarmi su quello che considero prioritario: La nascita della Democrazia Cristiana che risale al 19 marzo del 1943.
Il Partito Popolare italiano, d’ispirazione cattolica era stato sciolto dal fascismo il 9 novembre del 1926. Luigi Sturzo ed i maggiori esponenti popolari, furono costretti all’esilio. Gli ideali cristiani animarono però altre formazioni quali l’Azione cattolica e la Fuci (Federazione Universitaria cattolica italiana) che continuarono la loro opera formativa durante il regime.
Sin dal 1942 e in clandestinità si riunì a Roma il nucleo di quello che sarà il nerbo della Democrazia Cristiana, composto principalmente da Alcide De Gasperi, Mario Scelba, Attilio Piccioni, Giovanni Gronchi di provenienza del vecchio partito Popolare. Amintore Fanfani, Giuseppe Dossetti, Paolo Emilio Taviani della Fuci. Aldo Moro e Giulio Andreotti dell’Azione Cattolica.
Il 19 marzo del 1943 il gruppo si riunì in casa di Giuseppe Spataro per discutere un documento redatto da Alcide De Gasperi: “Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana”, considerato l’atto di fondazione ufficiale del nuovo partito.
Lo Stemma fu lo stesso scudo crociato, già adottato dal PPI di Sturzo. Un evento fondamentale da cui scaturì l’ossatura del pensiero economico del nascente partito fu la settimana di studio che si tenne al Monastero di Camaldoli tra il 18 e il 23 luglio del 1943.
Qui una cinquantina di giovani cattolici promettenti si confrontarono con tre grandi economisti :Sergio Peronetto, Pasquale Saraceno ed Ezio Vanoni. Frutto del convegno fu l’elaborazione di un vero e proprio programma in 76 punti, il Codice di Camaldoli, che nel dopoguerra guidò l’azione della DC in campo economico.
Il Partito così appena costituito visse una vita clandestina fino al 25 luglio 1943, alla caduta del fascismo.
Il governo Badoglio, pur ufficialmente vietando la ricostituzione dei partiti, di fatto ne consentì l’esistenza, incontrandone gli esponenti in due occasioni prima dell’ armistizio dell’8 settembre.
Il 10 settembre 1943, anche la DC partecipò alla costituzione del CNL (Comitato di Liberazione Nazionale), all’interno del quale il Partito cercò di assumere la guida delle forze politiche più moderate contrapponendosi ai partiti di sinistra il PCI e il PSIUP.
L’atteggiamento della DC, in linea con quello della Chiesa, era di evitare prese di posizione troppo nette sul destino della monarchia nel dopoguerra e di ridurre la portata della lotta armata, ad esempio schierandosi a favore della dichiarazione di Roma città aperta..
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, i Democratici Cristiani avviarono la ricostruzione politica post-fascista insieme agli altri maggiori partiti italiani, come il Partito Comunista Italiano (PCI), il Partito Socialista Italiano (PSI), il Partito Liberale Italiano (PLI), il Partito Repubblicano Italiano (PRI), il Partito d’Azione e il Partito Democratico del Lavoro (PDL).
Nel dicembre del 1945, il democristiano Alcide De Gasperi venne nominato per la prima volta Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana.
Nelle elezioni del 1946, le prime dopo la fine del conflitto mondiale, la DC vinse con il 35,2% dei voti. Dopo la rottura con la coalizione comunista e socialista, fortemente voluta dal presidente statunitense Harry Truman nel maggio del 1947, la DC raccolse un’altra importante affermazione nelle elezioni del 18 aprile 1948 grazie al supporto della Chiesa Cattolica e degli Stati Uniti.
In quella occasione, la coalizione raggiunse il 48,5% dei voti, risultato più ampio di sempre. La maggioranza risultò assoluta in Lombardia (66,8%) con punte del 73,6% nella provincia di Bergamo, 60,5% in Veneto), 69,6% in Trentino e 57,8% in Friuli Venezia Giulia. Nel centro-sud la DC superò la soglia del 50% solo nel Lazio (51,9%), Abruzzo (53,7%) e Campania (50,5%).
Malgrado la portata del successo, De Gasperi continuò a governare a capo di una coalizione centrista, che raccoglieva al suo interno il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI, precedentemente scissosi dal PSI), i Liberali e i Repubblicani.
Dal 1946 al 1994, la DC risultò essere la più grande forza del Parlamento, governando per diverse legislature grazie alle coalizioni formatesi con il Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI), il Partito Liberale Italiano, il Partito Repubblicano Italiano e, dopo il 1963, il Partito Socialista Italiano. Basando la sua larga maggioranza sulla componente cattolica dell’elettorato
Così tutte le elezioni italiane furono caratterizzate da un deciso successo della Democrazia Cristiana, capace di contare sull’appoggio costante dell’elettorato e ottenendo consensi variabili tra il 38 e il 43%.
Dal 1954 alla guida della DC succedettero personaggi del calibro di Amintore Fanfani, Aldo Moro e Benigno Zaccagnini
Sotto la guida della DC, furono varate importanti riforme per risollevare le regioni rurali più colpite dalla miseria della guerra, grazie alla parcellizzazione dei terreni ai contadini più poveri. Parallelamente vennero varate leggi per proteggere i lavoratori dallo sfruttamento e dall’insicurezza. Venne varato il Sistema Sanitario Nazionale e avviata una politica di alloggi a basso costo nelle principali città italiane, il Pano Fanfani prima e la 167, poi.
I principi ideologici della DC si ispiravano agli insegnamenti cattolici, sviluppati sul finire dell’Ottocento da politici come Romolo Murri e don Luigi Sturzo. Due encicliche papali, Rerum novarum di Papa Leone XIII (1891) e Quadragesimo anno di Papa Pio XI (1931) offrirono le basi politiche e sociali per la nuova dottrina adotta dal Partito.
In ambito economico la DC preferì la concorrenza alla cooperazione, supportando il modello di un’economia sociale di mercato e rigettando le idee marxiste legate alla lotta di classe. In accordo con il pensiero cattolico, la DC sostenne la cooperazione tra classi sociali formando una coalizione di larghe intese che racchiudeva sotto un unico simbolo forze di destra e di sinistra, in aperto contrasto con il pensiero socialista, comunista e con la frangia di estrema destra rappresentata dal Movimento Sociale Italiano (MSI).
Quali considerazioni potremo trarne?
Nonostante gli anni difficili della dittatura, gli uomini che con De Gasperi fondarono la Dc, avevano pagato di persona le loro scelte sotto il fascismo, ma tennero fede agli ideali Cristiani. Erano coerenti e, soprattutto quando assumevano incarichi di governo erano preparati e competenti. Grazie alla loro serierà, alle scelte oculate che il Partito fece, tra i quadri dirigenti, la Dc portò l’Italia da nazione sconfitta e distrutta dalla seconda guerra mondiale, a uno dei paesi più industrializzati del mondo.
Particolari non da poco, che soprattutto di questi tempi dovrebbe emergere come argomento di discussione in tutto l’arco politico.