Tra poche settimane ricorrono  centoventi anni dalla nascita di Amedeo Peyron, il sindaco della ricostruzione di Torino. Era stato eletto  nel 1951, dopo  due giunte capeggiate dai comunisti Roveda e Coggiola. La DC vinse a pieni voti l’elezione del 1951 e per Torino, sotto l’impareggiabile regia del sindaco Amedeo Peyron, inizio il decennio di ricostruzione della città dalle distruzioni belliche.

Torino potè presentarsi con suo splendore, nel 1961, quando in occasione del centenario dell’Unità d’Italia convennero in città visitatori e uomini politici da tutto il mondo per visitare la città e tutte le realizzazioni legate all’evento.

Antesignano dei tempi, Peyron  allacciò rapporti internazionali con le città prossime a Torino. Nizza, Lione e Ginevra per citarne alcune e favorì la progettazione delle grandi vie di comunicazione di concerto con il Presidente della provincia di Torino, Giuseppe Grosso e la grande industria in pieno sviluppo.

 Il BIT (Bureau international du Travail) aprì una sede  tuttora funzionante.

Era amante del bello, dello stile, affinchè  Torino conservasse il lustro di antica capitale. Diego Novelli sulle colonne dell’Unità e successivamente in consiglio comunale, a volte lo dileggiava chiamandolo “sindaco giardiniere”. Infatti sotto la sua sindacatura si costruì il primo giardino attrezzato per bambini. I giardini Sambuy di piazza Carlo Felice ospitarono un orologio sul prato erboso donato da Ginevra che attirava visitatori, non c’erano vandalismi e la città era sicura ed ordinata.

 Sindaco giardiniere, ma grande realizzatore per privilegiare sviluppo e lavoro, volti al benessere della città e dei suoi cittadini,

 Nulla a che vedere con la Torino decadente e sporca di Lo Russo. Come siamo caduti  basso! 

Per limitarci alle ultime sconcezze intervenute nel mese di agosto, cosa possiamo elencare?

– I senza tetto tra cui molti anziani che bivaccano notte e giorno nelle zone auliche della città.

Vorremo sapere se la giunta ha predisposto un piano di emergenza  per l’inverno.

-Gli uffici anagrafici decotti, che pur con il passaggio tra grillini e PD, continuano a costringere i torinesi a code estenuanti,  per ottenere un certificato.

-Le are verdi incolte ed abbandonate che nelle zone periferiche favoriscono, di fatto  il pullulare di spaccio e delinquenza. 

-La sporcizia che regna sovrana  in vie, giardini e spazi pubblici

-L’aumento del biglietto dei mezzi pubblici in un contesto inflattivo e con il servizio pessimo a causa della gestione fallimentare della GTT.

Urge un cambio dei rotta, corposo e sostanziale, come quello che nel 1951, scalzati i comunisti, portò la DC alla guida della città con gli impareggiabili sindaci Amedeo Peyron, Giancarlo Anselmetti, Giuseppe Grosso, Giovanni Porcellana e Giovanni Picco.

I democristiani che elevarono il nome di Torino e seppero fronteggiare le difficoltà sociali e politiche di anni non semplici caratterizzati dalla crisi petrolifera del 1973, le contrazioni produttive della Fiat e l’ondata migratoria di uomini e donne che arrivavano dal sud Italia  per lavorare, con la necessità di adibire scuole e servizi pubblici adeguati in una città in crescita.

 I Torinesi gli esempi luminosi  li hanno avuti. Urge voltare pagina  perchè la Dc  anche oggi, c’è con uomini e donne onesti e preparati alla sfida dei tempi.

Loredana Muci
Author: Loredana Muci

Segretario Cittadino della Democrazia Cristiana Torino

Di Loredana Muci

Segretario Cittadino della Democrazia Cristiana Torino

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