L’omicidio efferato della povera Giulia ha scosso le coscienze di tutti, questo è innegabile. Al di la della rocambolesca fuga, delle varie fasi dell’indagine, del giusto dolore e sconvolgimento creatosi nelle due famiglie, rimane il fatto che l’atto commesso da “uno”, non deve essere riversato sulla massa. Si è parlato di “Patriarcato”, di uomini colpevoli del solo fatto di essere biologicamente differenti dalle donne, additandoli quali crudeli e violenti, stereotipi provenienti da un retaggio storico-culturale che negli anni, fortunatamente, si è evoluto ed oggi non tutti gli uomini sono violenti, e soprattutto quella forma di “Patriarcato” che tutti additano agli uomini “Italiani”, oggi deve essere ricercato in altre culture accolti sul nostro Patrio suolo. 

Purtroppo, la politica (quella con la “p” minuscola), anche in una situazione luttuosa e drammatica, non ha perso tempo per sfruttare la circostanziata scia emotiva, proponendo di introdurre “l’educazione sentimentale” a scuola. Fin da ora, queste affermazioni dovrebbero far suonare un campanello d’allarme, ma analizziamo meglio. 

Che cosa è il sentimento, si possono educare i sentimenti, oppure la parola educare vuole essere un “indirizzare” verso una logica sentimentale unidirezionale. Se si vuole analizzare in maniera semantica, il termine “sentimento” viene definito: “La facoltà e l’atto del sentire, di avvertire impressioni esterne o interne. Più spesso, la coscienza, la consapevolezza dei propri atti. Facoltà e capacità di sentire in quanto presuppone una valutazione, un discernimento”.

In psicologia, il significato di sentimento è il seguente: “Modificazione dell’affettività di base che affonda le sue radici negli strati o settori più riposti della personalità e imprime un particolare colorito ai vari processi psichici che, a seconda dei casi, accompagna, precede o segue”.

“l’affettività contrapposta alla ragione e all’intelletto o indicativa del carattere e dell’etica individuale.” (fonte: Wikipedia). Naturalmente, per poter esternare i propri sentimenti, quelli più profondi è necessario un elevato coinvolgimento emotivo, capace di favorire l’autoconsapevolezza. 

Sin qui siamo tutti d’accordo, se questo tipo di lezione viene svolto a ragazzi che hanno già sviluppato una certa consapevolezza sentimentale, facendo in modo che la loro autocritica vada a sondare le loro emozioni affettive, al fine di migliorare la vita sociale ed il rapporto interpersonale, non può far altro che migliorare la nostra società, al netto di quel “Patriarcato” culturale importato, che soggiorna nelle nostre città.   

 Coinvolgere i bambini sin dalla tenera età, (si parla di scuole elementari) ad una “educazione sentimentale”, intervenendo sul mondo dei loro sentimenti, degli affetti e delle emozioni, significa plasmare i bambini guidando gli stessi in una determinata direzione, e tutto ciò è molto pericoloso. Si creerebbe una ulteriore divisione sociale tra i due sessi, i nostri ragazzi crescerebbero con il timore delle donne manipolando gli uomini ad aver paura delle donne, ad aver timore nell’iniziare un corteggiamento, facendolo passare per molestia e le donne ad aver paura degli uomini, vedendo in loro quelle bestie che vogliono solo approfittarsi di loro. 

Diversamente invece sarebbe far crescere nei giovani, ma anche ad una platea più avanzata nell’età, ad una maggiore consapevolezza nel rispettare le leggi e di riflesso rispettare il prossimo con tutte le sue idee ed opinioni. Il rispetto delle leggi, e la “certezza della pena”, è già di per sé un “Educare” ad una convivenza paritaria. In questo modo si eviterebbero manipolazioni politiche in drammi che solo chi li subisce può capirne il vero senso di dolore.

Dunque, se entrambi hanno paura di comunicare, con chi dovrebbero relazionarsi? Plasmare ai nostri pargoli, sentimenti, emozioni, convogliare gli stessi verso un’unica direzione, svolgendo lezioni a classi di bambini elementari, dove in quel particolare periodo della loro infanzia i bambini sono delle spugne, potrebbe essere l’occasione di ammaestrare in loro oltre all’orientamento delle emozioni, anche quello della sessualità, o limitare la loro emotività adattandola a quella di massa, svuotando in loro la consapevolezza della ragione, con l’approvazione e la benedizione dei genitori.

In questo modo, i limiti dell’approfondimento, quasi una ‘presa di distanza’ dai fattori affettivi, non costituiscono una peculiarità del microcosmo penalistico ma sono da contestualizzarsi in un atteggiamento del pensiero occidentale che ha considerato sentimenti ed emozioni come un fattore di distorsione del pensiero cognitivo e, conseguentemente, anche come elemento distonico in rapporto all’asserita ‘razionalità’ degli istituti giuridici e delle riflessioni ad essi inerenti 1.

Se tutto questo diventerà realtà, si entrerebbe in un altro vortice Orwelliano dove il “Lockdown PsicoSociale”, sarà molto più pericoloso di quello appena trascorso, in quanto l’ossessiva persecuzione verrà applicata con vergognosa spudoratezza su coloro che si mostreranno critici. 

Commissario Provinciale di Novara

Piero Angelo de RUVO

Piero De Ruvo
Author: Piero De Ruvo

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