Fassino in questi giorni ha sventolato in aula, a Montecitorio, la sua busta paga da deputato di 5000 euro al mese,lamentandosi per l’esiguità della somma percepita.

Se, poi, ai 5000 euro se ne aggiungono altrettanti in benefit vari, arriviamo a 10000 euro e passiamo, così,  dalla farsa all’incredibile.

Ancor più sconcertante se a compiere il “folle gesto” è un comunista che ha percorso tutta la strada dal Pci al Pd, di cui è stato pure segretario nella versione Ds.

Come può un comunista ridursi a tanto?

Come può uno che dovrebbe difendere i pensionati a 500 euro al mese finire per lamentarsi di una paga venti volte tante?

Questo è il Pd stampella dei De Benedetti, dei Colaninno e degli Agnelli, il partito della Ztl e dei radical-chic!

Ma vi è di peggio.

Oggi i senatori ed i deputati sono dei nominati che manco devono sostenere le spese della campagna elettorale.

Escono in base alla posizione in lista regalata loro dai capi-partito.

E Fassino non fa eccezione.

L’ex sindaco di Torino, nato ad Avigliana, vissuto sempre all’ombra della Mole è stato nominato deputato  lo scorso anno in Veneto e la scorsa legislatura in Emilia.

E’ un paracadutato per necessità, che a Torino nessuno più voleva, ma deputato doveva restare secondo i capi del Pd.

Uno che ha fatto ben due gol con la mano.

Meriterebbe un appannaggio di zero euro.

In più, proprio in questi giorni, assistiamo all’approvazione della delega fiscale del Parlamento a favore del governo.

L’atto che sancisce la nascita degli stessi parlamenti (il potere di far pagare le imposte come vogliono gli eletti a discapito del monarca) i parlamentari italiani, oggi, la restituiscono al re, all’esecutivo, al governo.

Si tolgono il potere più importante che era rimasto loro.

Altro che lamentarsi dello stipendio, caro Fassino.

Aboliamolo, tagliamolo pesantemente a te ed a quelli come te che rinunciano vigliaccamente al ruolo loro imposto dalla Storia.

Un’ultima nota.

Nel servizio del telegiornale si è naturalmente descritto Fassino come ex sindaco di Torino.

Uno sfregio alla città del lavoro e della sobrietà.

Un motivo di riflessione per i torinesi che Fassino l’hanno votato direttamente e che dovrebbero porsi seriamente il problema di mandare in soffitta una volta per tutte comunisti e post-comunisti.

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