Ci lasciamo alle spalle una settimana convulsa. La CGIL, nei mesi scorsi quando ancora il governo non aveva steso un rigo della Legge di Bilancio, dichiarò lo sciopero generale per venerdì 17 novembre.

Nel frattempo, tra  indiscrezioni mai smentite, sono uscite le prime bozze di provvedimenti governativi a favore delle fasce meno abbienti. 

Ma Landini non ci sentiva e proseguiva sulla sua strada, cosparsa di insulti e insinuazioni, ma forte delle sue certezze. Salvini con buona tempestività e con il parere della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, ha intimato al sindacato di ridurre a quattro ore la durata dello sciopero per il comparto dei trasporti.

Non si poteva per i capricci degli sfasciatori del sistema produttivo e del Paese, che nel corso dei decenni hanno seminato il caos , rendere difficoltosa la vita di chi lavora e deve obbligatoriamente spostarsi.

Il risultato dello sciopero è stato un flop. Poche adesioni e una “marcia su Roma” di pensionati trasportati in bus dalla CGIL, con il pranzo compreso, tanto per fare numero.

A Torino i cortei di studenti hanno cercato lo scontro con le forze dell’ordine e scritto e urlato gli slogan omicidi, in voga negli anni di piombo. Quest’epilogo, in modo particolare nella nostra città è risultato avvilente.

La memoria è tornata alla conflittualità permanente messa in atto da quel sindacato, contro le industrie fiorenti, con pesanti intimidazioni nei confronti di coloro che lavoravano. 

La CGIL chiedeva la delocalizzazione delle fabbriche e, quasi di conseguenza avvenivano violenze e danneggiamenti   sui luoghi della produzione.  

Si arrivò poi agli omicidi ed agli azzoppamenti.

Quando la magistratura si mosse con i primi arresti, di  persone molto vicine al PCI ed al sindacato, la risposta data fu che “erano compagni che sbagliavano”

Furono feriti dirigenti delle Democrazia Cristiana che parlavano chiaro e non seguivano la cordata dei codardi, quadri aziendali ed operai.

Il culmine della vergogna si visse nell’autunno del 1980 con il sindaco comunista Diego Novelli che mise e disposizione degli scioperanti un bus articolato davanti alla sede della Fiat Auto in corso Agnelli. 

Lì il segretario del PCI, Enrico Berlinguer minacciò l’occupazione della Fiat. 

Questi sono i comunisti di ieri e di oggi, anche se per decenza hanno più volte cambiato nome, ma non il programma. 

La Democrazia Cristiana, alla faccia delle battute infelici di qualche figliol prodigo avvezzo  a cambiare casacca per sopravvivere, è sempre rimasta dalla stessa parte. 

Difesa della dignità del cittadino, dei deboli, del lavoro, attenzione alla sviluppo dell’economia e del Paese, senza demonizzare chi produce e lavora, pacatezza nelle scelte, senza soprattutto danneggiare una categoria sociale rispetto ad altre, senza cioè causare la guerra tra poveri, come altre forze politiche stanno facendo da anni.

E’ con questi intendimenti che ci stiamo preparando al rinnovo delle nostre assemblee consultive, all’affinamento dei programmi per poi presentarci con coerenza e chiarezza al giudizio degli elettori. 

Il “Progresso senza avventure” è stato uno slogan vincente e sempre rimarrà tale nei nostri intendimenti.

Loredana Muci
Author: Loredana Muci

Segretario Cittadino della Democrazia Cristiana Torino

Di Loredana Muci

Segretario Cittadino della Democrazia Cristiana Torino

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