Autore Dino Riccio

Cari amici , oggi vorrei fare con voi alcune considerazioni : la prima è che in Italia , oggi  , non conviene più fare impresa ma perché tutto ciò ? Andiamo ad analizzare la situazione del micro imprenditore ( per micro imprenditore intendo imprese con 3/9 addetti) nel nostro “paese” . Dal censimento Istat sulle imprese aggiornato a settembre 2023 risulta , in sintesi quanto segue : 

La Rilevazione ha interessato un campione di circa 280mila imprese con 3 e più addetti, rappresentative di un universo di 1.021.618 unità (il 22,5% delle imprese italiane) che producono l’85,1% del valore aggiunto nazionale, impiegano il 74,7% degli addetti (13,1 milioni) e il 96,0% dei dipendenti (11,5 milioni), costituendo quindi un segmento fondamentale del nostro sistema produttivo. La Rilevazione diretta è stata realizzata novembre 2022 e marzo 2023, l’anno di riferimento dei dati acquisiti dalle imprese è il 2022

Tra il 2018 e il 2021 le imprese diminuiscono dell’1,2% (-12mila), mentre aumentano del 3,8% gli addetti(+480 mila) e dell’11,6% il valore aggiunto1. Rispetto al 2011, le imprese con 3 e più addetti diminuiscono del 2,5% a fronte di un aumento del 5,1% del personale in esse impiegato.

L’evoluzione della struttura dimensionale delle imprese mostra una flessione del numero di microimprese (con 3-9 addetti) e della relativa occupazione, sia in termini assoluti sia in relazione al loro peso sul complesso delle imprese. Nel 2011 le microimprese pesavano sul totale per il 79,9% e in termini occupazionali del 30,5%, nel 2018 si scende, rispettivamente, al 79,5% e al 29,5% e nel 2021 al 78,9%  . 

Quindi da 2018 abbiamo un costante ma continuo calo delle micro imprese per diversi motivi che riassumo brevemente :

Altissima pressione fiscale il 49% circa dei nostri ricavi se lo mangia lo stato tra imposte e tasse dirette e indirette

burocrazia e inefficienza dell apparato statale

alto costo del lavoro 

un groviglio di regole e tasse inimmaginabile dove  anche i commercialisti fanno fatica a districarvisi

concorrenza data dagli ipermercati nel caso dei commercianti e da chi effettua lavori in nero nel caso di artigiani

La mia ricetta è forse troppo semplice  ma visti i problemi :

diminuire drasticamente la pressione fiscale portandola al 15/20% a seconda del reddito creando un unica imposta da versare allo stato annualmente calcolata sulla base dei consumi delle varie imprese attraverso un sistema di algoritmo che stabilisca a priori quanto l’impresa debba pagare . Starà poi all ‘imprenditore decidere se pagare in un unica soluzione o rateizzare l’importo pagando un piccolo interesse. Sempre l’algoritmo ,in tempo reale ,potrebbe stabilire chi evade e chi no provvedendo In questo modo a emettere cartella esattoriale. Si libererebbero risorse umane che si potrebbero concentrare su altri problemi.

Le nuove microimprese  non dovrebbero pagare alcun tipo di tassa per i primi 5 anni dalla loro apertura purché rimangano attive e producano utili per almeno 10 anni , allo stesso modo per i primi 2 anni non dovrebbero pagare contributi per i dipendenti se questi vengono assunti con contratto indeterminato e non licenziati per almeno 5 anni pena il pagamento di tutti i contributi non pagati prima. Come detto prima una regola , una tassa unica che renda la vita più facile anche ai commercialisti. Il tutto sorvegliato attentamente dal famoso algoritmo . In quanto alla concorrenza , si potrebbe studiare un sistema che aiuti i piccoli imprenditori attraverso un credito di imposta .

é un sistema adatto alle microimprese ma che potrebbe essere esteso con le opportune modifiche a tutte le imprese . Che ne dite ?

Dino Riccio

Loredana Muci
Author: Loredana Muci

Segretario Cittadino della Democrazia Cristiana Torino

Di Loredana Muci

Segretario Cittadino della Democrazia Cristiana Torino

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